Paesaggi sonori brillanti, ebbrezza di miraggi, profumi dell’est Europa si intrecciano a sonorità rotonde, talvolta ruvide e taglienti.

I riferimenti artistici sono vari e non invasivi: amano passeggiare con Nick Cave nei suoi cieli britannici, strizzano l’occhio a Tom Waits e alle sue evoluzioni circensi e talvolta sorvolano i deserti psichedelici di Neil Young. Un’infedeltà irrequieta e produttiva li spinge a concepire brani eterogenei e spesso difficilmente inquadrabili in un genere.

Gli Uncle Muff si immergono nella creazione musicale come avventurieri in un territorio senza padroni, dove ogni canzone è soffio di libertà creativa.

 

Ciao ragazzi! Cominciamo subito con il vostro nuovo singolo, “Your Voice”. Potreste raccontarci qualcosa riguardo al processo creativo dietro questo singolo?

Ciao! Il pezzo nasce da un riff di tastiera che nel brano viene suonato in maniera ripetitiva e che concilia uno stato quasi ipnotico. Da qui il testo che narra, infatti, di un sogno in un bosco con una compagna di giochi e un cane. Il protagonista non ha un’età, è bambino che gioca su una pancia gigante, adolescente innamorato e vecchio morente al tempo stesso. Il pezzo si snoda tra pensieri onirici, visioni e ruscelli di montagna.

 

Come avete affrontato la creazione delle atmosfere oniriche presenti nel brano?

L’insistenza della tastiera che ondeggia su percussioni elettroniche è sicuramente la base su cui è stato sviluppato tutto il resto. Non ci sono ritornelli, tutto si svolge come un racconto, il cantato non segue una linea melodica precisa e vari strumenti appaiono una sola volta per qualche battuta e non vengono più riproposti. Questa è stata la scelta per accompagnare i vari momenti del sogno.

 

Ci sono particolari sfumature sonore o strumentazioni che avete utilizzato per catturare l’atmosfera del singolo?

Direi che il cantato, che è quasi il richiamo di una madre che vede il figlioletto che si sta addentrando troppo nel bosco, è un po’ la chiave. E’ una linea vocale un po’ urlata, un po’ sognante, un po’ preoccupata, ma anche rassicurante. Credo che l’atmosfera onirica sia proprio creata dalla combinazione della voce, che è quasi un recitato, e dalla ripetitività del riff di tastiera.

 

È interessante notare come l’elemento dell’acqua sembri essere un tema ricorrente nei vostri lavori, incluso il vostro singolo precedente “Old Blue Back”. Qual è il significato simbolico che attribuite all’acqua e come si integra nel vostro processo creativo?

Solo alla fine ci siamo accorti che l’acqua era, in varie forme e in maniera più o meno centrale, un elemento sempre presente nei pezzi del disco. Proprio mentre stavamo riorganizzando l’ordine dei brani e sistemando i testi ci siamo accorti di questa ricorrenza. L’acqua è elemento vitale senza forma, avvolge e accoglie tutto, puoi navigarci, sprofondarci e se prendi un po’ di velocità puoi anche sbatterci contro facendoti male!

 

 

“Your Voice” è il secondo singolo che anticipa l’uscita del vostro quarto album. Senza svelare troppo, cosa possiamo aspettarci da questo prossimo lavoro? Ci sono dei temi o delle influenze particolari che avete esplorato in questo album?

I brani sono nati indipendentemente e in alcuni casi hanno richiesto una certa dose di spudoratezza per trovare la loro forma. Alcuni sono nati spontaneamente in poco tempo, altri hanno richiesto un po’ di impegno per allontanarci dalla nostra comfort zone ma abbiamo fatto tutto il possibile perché crescessero senza restrizioni. L’acqua appare l’elemento su cui navigano i brani ognuno dei quali ha una sua direzione, un carattere indipendente e ognuno va per i fatti suoi alla deriva. Da qui il nome del disco che sarà “ADRIFT”.

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