Violator è il confine del cambiamento, l’album che colma il divario tra il synth pop elegante degli anni ’80 utilizzato dalla band e l’inferno personale alimentato dalle dipendenze del presente e l’immediato futuro. I Depeche Mode di inizio decennio nineties suonano molto più lunatici, oscuri e si vestono completamente di nero ma le canzoni contengono ancora la magia creata attorno al brillante passo melodico che ha costituito il loro marchio di fabbrica creativo. Policy of Truth, Halo, World in My Eyes ad esempio sembrano allegre ma in realtà sono lampi nella notte che nascondono i demoni che investono la band, due dei quali singoli estratti dopo l’uscita del disco.

Enjoy the Silence e Personal Jesus, brani che lanciano i Depeche tra le superstar globali del music business e utilizzati come apri pista nei mesi precedenti la pubblicazione dell’intero Lp, sovrastano onestamente quasi tutta la tracklist di Violator, due pezzi così grandi, visionari, due dei momenti salienti in carriera per i DM contenuti nello stesso disco, canzoni immortali che comunque non sono nel deserto ma vivono accompagnate da altre tracce di ottimo livello. Come sempre per gli album dei Depeche Mode i singoli sono le attrazioni migliori offerte da tutta l’opera e in questo caso sono così forti, iconici da far risultare Violator un classico istantaneo in ogni misura o forma, accessibile, orecchiabile allo stesso modo imponente e dark. La quintessenza del nuovo corso immaginato e realizzato da Dave Gahan-Martin Gore-Andy Fletcher-Alan Wilder.

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