Gli anni ’80 che hanno appena lasciato il passo al nuovo decennio mi permettono di fruire di un bagaglio musicale colmo di disco-dance, videoclip e dischi Glam-Rock, band pop e synthpop britanniche come Duran Duran, Spandau Ballet o Culture Club di Boy George, tante e differenziate trasmissioni TV di genere ma soprattutto della padronanza negli ascolti di grandi gruppi rock del presente o del recente passato. Tra questi i Queen, band inglese molto celebre per le continue stravaganze e l’imponente voce del frontman Freddie Mercury
Nei primi mesi del ’91 esce Innuendo, nuovo album del quartetto londinese che viene introdotto dalla bellissima title-track, canzone affascinante, bizzarra nei suoi continui cambi di ritmo e genere, un pezzo che risulta esser un’opera rock, a quel punto mi sento costretto ad acquistare il disco per curiosità. Inizio a recepire con entusiasmo Innuendo, la musicassetta, per la precisione, mi sta facendo apprezzare questo lavoro nella sua interezza e nella sua drammaticità che affiora traducendo le liriche dei pezzi. La pubblicazione è stata accompagnata da tante chiacchiere riguardo lo stato di salute del cantante che si dice possa essere affetto da HIV, virus che può portare all’AIDS, male oscuro e terribile del nostro tempo e del quale si fa un gran parlare, gli spot televisivi iniziano campagne pubblicitarie di sensibilizzazione molto intense, per quanto mi riguarda resta difficile crede a Freddie Mercury come ad un malato, l’ingenuità da adolescente mi fa pensare ad un’artista meraviglioso che ha appena pubblicato un grandissimo successo e non mi curo di questo tam tam mediatico. Dopo l’uscita del video di Innuendo, ricco di richiami al passato e momenti epici ma che non mostra immagini attuali di Freddie viene estratto un secondo singolo corredato di video, I’m Going Slightly Mad, finalmente riappare l’iconica immagine di Mercury che risulta malinconica e scavata, una clip che mostra al mondo la surreale situazione all’interno dei Queen, inizio a comprendere meglio il personaggio e la sua debolezza risulta in contrasto con ciò che ho ammirato solo poco prima, nonostante l’evidente dramma continuo a non darmi per vinto, nella mia testa non può cedere alla malattia un’uomo così famoso, forte nelle movenze e sicuro negli atteggiamenti. Gli ultimi dieci anni hanno riempito le nostre teste di super eroi di plastica, invincibili robot e altre fantasticherie pop, abbiamo superato più o meno indenni la Guerra Fredda, esultato per la caduta del Muro di Berlino in mondovisione e schivato in parte il disastro nucleare di Chernobyl ma non accettiamo anzi non accetto e non comprendo la rassegnazione alla morte, troppo lontana, soprattutto se riguarda un giovane perchè di giovane si tratta nel caso di Freddie. L’ultimo singolo lanciato dalla band, The Show Must Go On, certifica la fine della regina, l’ultimo grido di una delle voci più belle e potenti di sempre, il video riprende vecchi live testimoniando l’impossibilità di lavorare sul set
Farrokh Bulsara, per tutti Freddie si spegne il ventiquattro novembre 1991 dopo aver dato conferma della sua malattia alla stampa solo il giorno prima, la sua leggenda si accende nello stesso istante lasciandoci testimonianza del suo immenso talento artistico in molti suoi capolavori che resteranno fino alla fine dei tempi.
Innuendo vede la luce il 4 Febbraio 1991 dopo tante difficoltà e rinvii dovuti alle condizioni di salute sempre più precarie di Freddie Mercury, in Europa è la Parlophone a distribuire il disco prodotto dagli stessi Queen in collaborazione con David Richards, dodici tracce che sugellano una grande carriera, l’album è di fatto il testamento musicale del frontman e risulta alla critica come uno dei migliori di sempre, probabilmente l’anello di giunzione con gli inizi del gruppo. Questo lavoro testimonia la grande umanità di Freddie, le sue debolezze, il carisma incontenibile che lo spinge sempre all’estremo, grandi atmosfere che si alternano a momenti cupi, inni segnati da chitarre debordanti sostituiti imprevedibilmente da strumenti acustici, il filo conduttore di tutta l’opera è il coraggio, il coraggio di brindare alla vita stando sul cilio del precipizio in attesa della spinta per spiccare il volo. La degna conclusione di una carriera illuminata, il sipario che si chiude dopo l’ultima meravigliosa recita; Innuendo
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Ricordo perfettamente quel disco e quel periodo.
Già il titolo, “Innuendo” = “Insinuazione”, lasciava presagire il peggio.
E l’insinuazione è tristemente diventata verità agli occhi di tutti.
La canzone è strepitosamente bella, una delle mie preferite dei Queen.
La cosa incredibile è che l’assolo di Flamenco non è di Brian May, ma di Steve Howe, chitarrista degli Yes.
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Credo si possa catalogare come il miglior disco dei Queen dalla fine degli anni settanta
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Probabile. A me piacque molto “The Miracle”, ma in effetti “Innuendo” era struggente, ben fatto, ottimamente suonato, e pieno di riferimenti alla fine imminente.
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