Fugazi, rabbiosa impersonificazione del Do It Yourself messo in pratica meglio che da chiunque altro, pubblicano il loro album full-length d’esordio, disco che rappresenta una della più innovative produzioni di fine novecento, pietra miliare del Post-Rock, del Post-hardcore che identifica la coerenza, l’estrema dedizione alla sperimentazione della band di Washington D.C., Repeater, questo il titolo, anticipa Crossover, New Hard-Core, suonando un Punk di qualità, furore e disagio, il manifesto più calzante di quella che sta per diventare la musica Indie.

Repeater, pur riconoscendone l’influenza, pur costruendosi un contesto sociale dal quale sfidare le major, si distanzia creativamente dalle classiche pubblicazioni a sfondo politico, Black Flag, Dead Kennedys per citare alcuni esempi, Guy Picciotto e Ian Mackaye riescono a concentrare rabbia, intensità e sangue senza disdegnare le qualità, le sperimentazioni compositive ponderate. Il fuoco giovanile si prende i giusti spazi senza tracimare nella foga, nella violenza fine a se stessa. Le atmosfere alienate che attraversano tutto l’album vengono scandite da brani che alternano episodi melodici a devastanti sfuriate di rumore incontrollato che i Fugazi sapientemente riescono a rendere equilibrati, incastonandoli in questo capolavoro autoprodotto e immortale, in questi undici momenti incalzanti, indipendenti senza compromessi, simbolo di tutta un’inedita scena Art-Rock.

La formazione Fugazi oltre a voci e chitarre dei membri fondanti Picciotto e MacKaye si completa con il basso di Joe Lally e la batteria di Brendan Canty.

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Una replica a “Fugazi – Repeater”

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