La sera del 24 novembre 1991 alle 18.48 arriva il medico per il controllo quotidiano. Trova Freddie nel suo letto quasi immobile e incapace di parlare. La visita dura dieci minuti: Freddie non prende più farmaci da due settimane ma solo antidolorifici potentissimi. Chiusa la visita, accompagno il medico alla macchina. Rientro in casa, salgo le scale me lo trovo immobile. Mi sento male, ma trovo la forza di appoggiargli una mano sul petto. Non respira più. Corro in strada, blocco l’auto del dottore che risale di corsa e dice: “Freddie se n’è andato”. Queste le parole di Peter Freestone, assistente personale di Freddie Mercury, che raccontano gli ultimi istanti, l’ultima istantanea della regina in procinto di abdicare. La morte del performer più istrionico, stravagante e discusso del ventesimo secolo chiude un’era, un modo di vivere la condizione di Rockstar.
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