Sensazioni incredibili concentrate in un’esibizione toccante, immortale; questa una breve sintesi della performance che Kurt Cobain rende sublime, lancinante, capace di toccare le coscienze e i cuori in ogni angolo del pianeta. Il senso di perdita, di tormento si percepiscono in ogni esecuzione, come l’impotenza di fronte a tanta sensibilità ed empatia incompresa.
I Nirvana che calcano il palco del format MTV Unplugged il diciotto novembre ’93 materializzano uno dei momenti più alti della loro carriera, della livemusic mondiale, scatti suggestivi che immortalano la magia di pochi malinconici frammenti, il canto passionale di un’artista meraviglioso che passeggia quotidianamente sul ciglio di un burrone. La genesi dello show è travagliata e surreale, Kurt si presenta nel pomeriggio in condizioni pessime, l’astinenza da eroina rischia di far saltare tutto quando una consegna a domicilio dell’ultimo momento salva la registrazione, non la salute del frontman. La ricerca disperata di una dose mostra platealmente a compagni e addetti ai lavori la dipendenza ormai fuori controllo del biondo songwriter, fragile e spaventato da tutto quello che lo circonda.
L’arredamento allestito propone funebri presagi, lugubri evocazioni trafitte dalla sincerità comunicativa dello spettacolo proposto dai Nirvana, accompagnati nel set dalla chitarra di Pat Smear e il violoncello di Lori Goldston mentre sul finire sono raggiunti dai fratelli Kirkwood (Meat Puppets) per suonare tre loro pezzi. Un commovente viaggio che tocca il suo apice con la magnifica cover di Bowie, The Man Who Sold The World.
Mettere il proprio nome su un disco non conta un cazzo. Chiunque lo può fare, ma c’è una grande differenza tra raggiungere la notorietà e conquistare il rispetto di sé attraverso la musica
Kurt Cobain
di Gianluca Crugnola
❤
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