La pubblicazione, nell’aprile del 1976, del primo album omonimo dei Ramones ha l’effetto esplosivo della dinamite. Un disco che senza effetti speciali e fronzoli esemplifica l’incarnazione del nuovo processo di musica Rock, melodie semplici, orecchiabili suonate a duecento all’ora senza badare alla tecnica, senza sovraincisioni e realizzate con un budget ridottissimo. 29 minuti, praticamente il tempo di capire di cosa si tratti e le danze son già finite. Quattordici brani brevissimi, tre accordi suonati a velocità pazzesche, Surf, Garage, la quintessenza dell’americano medio con i suoi vizi e le sue contraddizioni raccontate in maniera immaginaria, infilando qua e là dosi massicce d’humor e menefreghismo estetico. Qualcosa di epico mai sentito prima in questi scarni termini. Non ho mai sentito nulla di simile prima d’ora nella mia vita. Era così potente che ad un certo punto ho pensato: cazzo, vorrei stare in questa band. Marc Bell alias Marky Ramone.
Blitzkrieg Bop, Beat On The Brat, Judy Is a Punk, I Wanna Be Your Boyfriend per citare le prime quattro sventole in ordine nella tracklist che rida’ vita al rock’n’roll segnando il futuro di tutto il movimento, la nuova veste di un genere imborghesito. In pochi semplici passaggi la nascita del Punk-Rock nella forma più spavalda e brillante conosciuta. Ramones è la folgorante rivoluzione che parte dai locali più infimi di New York per arrivare a chiunque la voglia perseguire, senza distinzioni, dal più remunerato uomo d’affari all’ultimo dei disperati, i Ramones posano con questo debutto il primo fondamentale mattone che andrà a sorreggere le leggendarie gesta del quartetto d’assalto del Queens, una storia incredibile partita dal sudiciume del CBGB’s, dalle radici del Punk e arrivata fin dentro l’Olimpo della musica mondiale
Hey Ho! Let’s Go
Ramones rimane uno dei pochi dischi che abbiano cambiato irreversibilmente il pop, ma tutti i primi tre album del gruppo sono determinanti. Dopo di che c’è l’immortalità. Jon Savage
suoni tribali 
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