Il viaggio chiamato vita comprende un bagaglio di esperienze, eventi, date che marchiano a fuoco la nostra gioventù, le nostre anime lasciando indelebili ricordi e significative immagini, scatti immortali che conservano la storia, inquietudini, ansie e leggerezza, le mie reminiscenze più importanti nel periodo adolescenziale legate al tubo catodico, la televisione, i suoi assurdi show le soubrette, le réclame, il trash anni ’80 e in fine i TG immancabili compagni di pranzi e cene di tutte le famiglie italiane, superpotenze contrapposte, sindromi nucleari condizionano le nostre giornate, il racconto di un periodo che arriva al capolinea il 9 Novembre 1989, la fine di un’era controversa, la caduta del Muro di Berlino, il mondo occidentale cambia davanti ai miei occhi per sempre riunendo un popolo e sancendo la fine della guerra fredda

Il 21 Luglio 1990 sempre davanti alla TV assisto all’epocale riproduzione del sogno malato di Roger Waters, virtualmente sono li in Potsdamer Platz dalle 22 di quel giorno storico, incollato partecipo alla leggenda, le visionarie premonizioni dei Pink Floyd pubblicate circa 10 anni prima vengono portate in scena nel luogo simbolo di divisioni e alienazioni attraverso un mastodontico concerto rock, The Wall prende vita grazie alla volontà del suo padre artistico e il live risulta spettacolare, fuochi artificiali, gigantesco palco, cast stellare e la doverosa e simbolica caduta del muro nel finale. Grandioso, maestoso, aggettivi più che mai calzanti di fronte a tanta meraviglia, il mio stupore, la mia sorpresa ascoltando i pezzi di un’album leggendario, The Wall, Roger Waters, i Pink Floyd, c’è abbastanza carne al fuoco per risalire alle origini di questa incredibile opera Rock&Roll, un disco capace di cambiare involontariamente il corso della storia o quantomeno anticiparlo.

Il 30 Novembre 1979 il mondo accoglie qualcosa di più di un lavoro musicale epocale, The Wall è il concept-album definitivo sulla psiche umana, la soffocante solitudine, l’incomunicabilita’, le dipendenze e quel muro che si crea tra l’artista, la rockstar e il suo pubblico, i suoi fan, la sua famiglia, il dramma introspettivo, autobiografico e di rimando a personali esperienze, scritto, pensato da Waters per quasi tutta la sua totalità, avvalendosi del resto della band sono in pochi episodi, un’uomo “solo” al comando, in carne e ossa, che celebra il fallimento personale

Il protagonista immaginario del poema metafisico è Pink, un’artista che racchiude paure e paranoie esistenziali di Waters e Syd Barrett, traumi scolastici, lavorativi e sentimentali nella carriera di Pink, il muro, l’auto difesa che costringe a rifugiarsi nell’isolamento totale, distaccati dal mondo, perdendo identità e architettando folli processi mentali per darsi delle risposte capaci di combattere l’estraniazione e abbattere i divisori

The Wall è un doppio LP d’importanza dirompente, concettualmente oscuro diventa il colosso della produzione floydiana e del Classic-Rock in generale, tante tracce divenute hit e leggende, il risultato che mette in fila primati e grande emotività, la capacità collettiva di restare umano nella sua rilevanza storica, immagini, artwork entrano da subito nella cultura moderna, nel mito, riferimenti a totalitarismi e oppressione riecheggiano rimandando alla Berlino divisa, separazione, isolamento e in fine distruzione, follia per rinascere una volta fuori dal muro, Outside The Wall

Consapevolezza di ciò che moralmente ha condotto Pink allo stato di piacevole insensibilità, contro ciò che è diventato, una lotta per liberarsi dagli schemi gabbia della mente.

The Wall riesce nell’impresa di sfondare commercialmente e sfasciare la band, Waters instaura una dittatura, prima allontana Richard Wright per dissidi interni e poi incrina i rapporti con David Gilmour e Nick Mason alimentando il finale della sua avventura nel gruppo inglese.

26 tracce che consegnano definitivamente i Pink Floyd alla storia del ‘900, l’ennesimo capolavoro, un’altro tassello a sostegno dell’immortale e poliedrica carriera della band realizzato aggiungendo un solido mattone alla struttura, la duratura allucinazione, l’infinito e invalicabile muro sonoro proprio mentre la storia si preparava a smantellare confini e divisioni.

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3 risposte a “Pink Floyd – The Wall”

  1. Avatar chiccoconti

    E poi con la chiusura “aggiornata”, togliendo Outside the Wall e mettendo The Tide is Turning, si accentua ancor di più il significato politico a scapito di quello psicologico… Peccato che sì, la marea stesse cambiando, ma non nel modo in cui sperava Roger

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